Un buon taglio esalta la luminosità e lo scintillio della pietra; il più classico presente sul mercato è quello a brillante, ampiamente utilizzato per i diamanti ma praticabile anche su tutti gli altri tipi di pietre preziose.
I diamanti vengono spesso chiamati brillanti se sono stati tagliati in questo modo, ma la definizione non è corretta in quanto questo termine indica esclusivamente il tipo di taglio.
Il taglio a brillante è stato inventato dal gemmologo Marcel Tolkovski nel 1919.
La sua versione moderna standard si compone di 58 facce (57+1) ed è costituita da due piramidi coniche tronche, di base uguale e posizionate base contro base.
Ogni pietra taglio brillante si divide in tre parti principali: quella superiore, chiamata CORONA, esposta dopo che la pietra è stata incastonata; la TAVOLA, cioè la superficie rotonda che costituisce la “base” delle due piramidi e infine il PADIGLIONE, la parte bassa che termina a punta.
Corona e tavola comprendono 33 facce, mentre il padiglione ne conta 24.
Il taglio brillante dona alla pietra una grande lucentezza ma richiede molto impegno per la sua esecuzione. Gran parte del lavoro sta nel calcolo esatto dell’angolo della corona e del padiglione, poiché un leggero errore può compromettere il gioco di luce complessivo del diamante.
Solo il 50% della gemma grezza (pietra) diventerà pietra tagliata. Infatti per questo tipo di taglio sono maggiormente indicate pietre grezze di forma tetraedrica, che permettono di estrarre due pietre tagliate dalla stessa origine.